Tina Modotti è stata una donna che ha fatto e continua a far parlare di sé: bella, libera e ritenuta “scandalosa” per i suoi numerosi amori e per il suo stile di vita decisamente lontano dalla visione borghese dell’epoca. Durante la sua vita è stata una combattente, una attrice ed una fotografa, oltre che modella; ha militato nel partito comunista, ha partecipato alla guerra di Spagna ed ha conosciuto personalità del mondo culturale mondiale.
Assunta Adelaide Luigia Modotti, detta Tina, nasce a Udine nel 1896, da un’umile famiglia operaia di idee socialiste. Vive un’infanzia da emigrante in Austria e già a dodici anni, nuovamente ad Udine, inizia a lavorare in uno stabilimento per la filatura della seta, per aiutare la numerosa famiglia (erano sei fratelli). Apprende elementi di fotografia frequentando lo studio dello zio paterno Pietro.
Nel 1913 raggiunge il padre a San Francisco, Inizia a lavorare in una fabbrica tessile come camiciaia, poi anche indossatrice, cappellaia e persino modella occasionale. Tina frequenta mostre, manifestazioni teatrali e presto lei stessa diventa attrice amatoriale, mettendo in scena opere di D’Annunzio, Goldoni e Pirandello nei locali della Little Italy. Proprio durante uno di questi eventi, nel 1917, conosce il pittore e poeta (bohemièn) Roubaix de l’Abrie Richey (Robo), con cui si unisce e si trasferisce a Los Angeles.
Entrambi amano l’arte e la poesia, iniziano a produrre batik e, grazie all’esperienza di Tina in materia di tessuti e all’estro artistico di Robo, le loro creazioni artistiche riscuotono una popolarità senza precedenti. La loro casa diventa un luogo d’incontro per artisti e intellettuali. La frequentano anche attori ed attrici di Hollywood, così Tina inizia a lavorare nel cinema muto in parti minori e a partire dal 1920 in ruoli cinematografici da protagonista: The tiger’s coat, Riding with death, I can’t explain.
Per la sua bellezza ed espressività è molto corteggiata e viene spesso ripresa dai fotografi Jane Reece, Johan Hagemayer e soprattutto da Eduard Weston che presto diventa suo amante. Intanto Robo, per lavoro, si trasferisce a Città del Messico, dove il 9 febbraio 1922 muore di vaiolo, Tina arriva in tempo per i funerali e scopre un paese che a lungo l’affascinerà.
A fine luglio 1923 Tina si trasferisce in Messico con Edward Weston dove allestiscono uno studio fotografico e qui lei organizza una prima personale di Weston. Questa attirò un gran numero di persone e fu accolta dall’avanguardia artistica come la rivelazione di un nuovo genere. Con Weston stipula una specie di contratto: lei farà da assistente in camera oscura e si occuperà della contabilità dello studio e, in cambio, riceverà lezioni di fotografia. La relazione con Edward era passionale e complicata, a causa dei molti amanti e corteggiatori di Tina. Avevano deciso di vivere liberamente le loro rispettive passioni.
Da Weston impara una concezione della fotografia intesa come produzione di immagini oneste, prive di qualsiasi trucco o manipolazione, lontano dal “pittorialismo” predominante. A questo primo periodo dell’artista, definito “romantico”, fanno parte la serie fotografica Roses, Calla Lilium, caratterizzato dall’utilizzo di carta patinata Willis & Clement (imbevuta di sali di platino) che dà alle immagini una particolare morbidezza.
Alla fine del 1924 Tina organizza la seconda personale di Weston alla Ciudad Atzeca e propone le sue opere per una collettiva al Palacio de la Minerìa. In questo secondo periodo aveva già iniziato a trovare un suo linguaggio fotografico, sposta l’obiettivo verso forme più dinamiche, quindi utilizza il mezzo fotografico come strumento di indagine e denuncia sociale, e le sue opere, comunque realizzate con equilibrio estetico, assumono di frequente valenza ideologica: esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto (mani di operai, manifestazioni politiche e sindacali, falce e martello…). Mentre in Italia il fascismo prendeva stabilmente il potere, il Messico era in fermento per la promessa di una rivoluzione da parte della sinistra radicale.
I riconoscimenti non si fanno aspettare. Molto vicina al sindacato dei pittori, scultori e tecnici rivoluzionari, fa amicizie radicali come Diego Rivera e Vittorio Vidali (rivoluzionario Italiano ed esponente del Komintern). Fu amica, e probabilmente anche amante, della pittrice Frida Kahlo.
Le sue opere si politicizzano e diventano abituali nei giornali di sinistra, compreso El machete, organo ufficiale del Partito comunista messicano.
La svolta tecnica decisiva arriva nel Natale del 1925 a San Francisco: sostituisce la sua Korona 4×5 con una Graflex reflex a lente singola, che le permette di fare a meno del treppiede, garantendosi un’assoluta libertà lavorativa. Ritorna in Messico e con Edward intraprendono un viaggio di tre mesi a raccogliere immagini per il libro di Anita Brenner “Idols Behind Altars”. Squisitamente strutturate e piene di gusto estetico le foto di Edward, quelle di Tina mostrano le comunità indios compatte, vibranti e attive, rilevando l’intensità del suo incontro con il Messico rurale. Sceglie i suoi soggetti dalla strada e si interessa, con occhi pieni di solidarietà e di rispetto, alle donne lavoratrici. Alla fine del 1926 la storia d’amore tra Tina ed Edward finisce e lui decide di lasciare il Messico.
Nel 1927 si unisce a Xavier Guerrero, muralista indios e radicale comunista, grazie al quale entra in contatto con le radici profonde del Messico indios e conosce le origini della lotta di classe, avvicinandosi agli indios Taruhumaran.
Aderisce ufficialmente al Partito Comunista Messicano. Abbandonati fiori ed architetture, si concentra sulle qualità profonde della massa messicana, dedicandosi ai ritratti.
La fotografia di Tina è forse l’opera in assoluto che meglio rappresenta la società messicana degli anni tra le due guerre, una società fatta di lavoratori sfruttati, di indios depredati delle proprie terre, di bambini e bambine di strada, di donne provenienti da classi disagiate e soprattutto di un acceso fermento sociale. Nelle sue immagini è evidente la povertà delle persone ritratte, accentuata dalla drasticità dei tagli nelle forme e nelle luci. Coglie la miseria e la dignità, la sofferenza e la rabbia, cercando di usare la fotografia per incidere sulla società.
Il 1927 fu un anno memorabile per la produzione artistica di Tina. Le sue fotografie, dalla forte connotazione ideologica, vengono pubblicate sulle riviste Forma, New Masses, Horizonte. Il compagno Xavier Guerrero viene chiamato a Mosca per un corso di tre anni alla Scuola Internazionale Lenin e lascia Tina in Messico.
Parte seconda
Durante una grande assemblea della Lega Anti-Fascista da lei organizzata, viene segnalata da un informatore di Mussolini come sovversiva. Nel settembre del 1928 diventa compagna di Julio Antonio Mella, giovane rivoluzionario cubano, con cui Tina vive un amore profondo e al cui fianco intensifica il lavoro di fotografa impegnata e di militante politica. Ma il loro legame dura pochi mesi, perché la sera del 10 gennaio 1929 Mella viene ucciso dai sicari del dittatore di Cuba Gerardo Machado proprio mentre sta rincasando con Tina. L’assassinio di Julio Antonio Mella è tutt’oggi avvolto nel mistero (una teoria plausibile lo attribuisce ad un complotto organizzato dal dittatore cubano Machado con il benestare del Comintern messicano, per cui sarebbe stato coinvolto anche Vidali, che era in polemica ideologica con Mella ed innamorato di Tina, il tutto nel clima delle epurazioni staliniste iniziate all’interno del Partito Comunista, dopo lo scisma trotskista del 1927).
Si dedica alla militanza e al lavoro fotografico, realizzando un significativo reportage, parte per il sud-est del paese, nel remoto istmo di Oaxaca, regione leggendaria per le sue donne chiamate Tehuanas, simbolo di una cultura matriarcale (erano molto ammirate negli ambienti intellettuali di Città del Messico per l’orgoglio e la regalità con cui portavano la loro origine india zapoteca e Frida Kahlo fece del loro abbigliamento il suo marchio).
Il 3 dicembre 1929 inaugura, nell’atrio della Biblioteca Nazionale di Città del Messico, una sua retrospettiva, da lei voluta per proporre ai giovani artisti un modello modernista. Tra le fotografie in mostra c’era un particolare della macchina da scrivere di J.A. Mella, con un foglio di carta inserito nel rullo, su cui si leggono alcuni frammenti di una frase di Trotsky e lei stampò tutta la citazione, lasciandola anonima, in cima al suo credo fotografico. Quell’immagine rappresentava il ritratto spirituale del suo compagno assassinato.
Intanto, in Messico, il clima politico è molto cambiato, le organizzazioni comuniste vengono messe fuori legge: il 5 febbraio 1930 Tina viene ingiustamente accusata di aver partecipato a un attentato contro il nuovo capo dello Stato, arrestata ed espulsa dal Messico. Si reca a Rotterdam assieme a Vittorio Vidali e raggiunge Berlino, dove conosce Bohumìr Smeral, fondatore del Partito comunista di Cecoslovacchia, lo scrittore Egon Erwin Kisch e la fotografa Lotte Jacobi nel cui studio espone le opere che aveva portato con sé dal Messico. Tenta di riprendere l’attività fotografica, viene a contatto con le grandi novità dell’informazione giornalistica, specialmente con la stampa popolare di Willy Münzerberg: quotidiani e periodici come il prestigioso “Arbeiter – Illustrierte – Zeitung” che pubblica fotografie di Tina in diverse occasioni.
Parte terza
In ottobre decide di partire per Mosca, dove la attende Vidali, suo nuovo compagno.
Nella capitale sovietica allestisce la sua ultima esposizione, lavora come traduttrice e lettrice della stampa estera. Iniziò a scrivere articoli sulla rivista ufficiale del MOPR (ramo sovietico di Soccorso Rosso, di fatto la direzione centrale dell’intero movimento) e finito il lavoro seguiva i corsi di russo e quelli obbligatori di marxismo e leninismo. Negli anni successivi fa carriera all’interno del MOPR, diventando caporedattore e raggiungendo posizioni molto vicine al vertice dell’intera organizzazione. In questo periodo smette anche di fotografare (aveva ricevuto la proposta di diventare fotografa ufficiale del Partito Comunista Sovietico, ma lei la rifiutò). Stalin, con un decreto del 1932, aveva definito il realismo sociale come stile artistico dell’Unione Sovietica e lei non voleva compromettere la libertà espressiva che aveva vissuto fino ad allora. Inoltre tutta una serie di dubbi circa la capacità della fotografia di cambiare il mondo la tormentavano già da tempo e quindi decise di indirizzare le sue energie verso l’attivismo politico totale. Concentrarsi integralmente sull’attività politica dedicandosi alla militanza nel Soccorso Rosso Internazionale. Fino al 1935 vive fra Mosca, Varsavia, Vienna, Madrid e Parigi, per attività di soccorso ai perseguitati politici. Nel luglio del 1936, quando scoppia le guerra civile spagnola, assume il nome di Maria e si trova a Madrid assieme a Vittorio Vidali, suo compagno da anni, che diventa Carlos J. Contreras, Comandante del Quinto Reggimento. Tina si occupava principalmente di organizzare gli ospedali (faceva di tutto, dall’amministrazione alle pulizie, dall’assistenza ai feriti ai turni in cucina), Nei tre anni di Guerra Civile aveva avuto modo di conoscere Ernest Hemingway, Gerarda Taro e Robert Capa (che le aveva chiesto di ricominciare a fotografare), Antonio Machado (uno dei più grandi poeti spagnoli di sempre), Dolores Ibarruri (la Pasionaria, fondatrice del Partito Comunista Spagnolo), Pablo Neruda, con cui stringe una forte amicizia, e tanti altri combattenti ed intellettuali antifascisti. Nel 1938 è tra gli organizzatori del Congreso Nacional de la Solidariedad che si tiene a Madrid. Durante la ritirata, con la Spagna nel cuore, aiuta i profughi che si avviano alla frontiera e si trova in pericolo sotto i bombardamenti.
Arriva a Parigi con Vidali. Nonostante sia ricercata dalla polizia fascista, chiede alla sua organizzazione il permesso di trasferirsi in Italia per svolgere attività clandestina, ma le viene negato per la pericolosità della situazione politica. Tina e Vittorio Vidali, come tanti altri esuli, rientrano in Messico, dove il nuovo presidente Lazaro Cardenas annulla la precedente espulsione. Conducono un’esistenza difficile e Tina vive facendo traduzioni, si dedica al soccorso dei reduci, lavora nell'”Alleanza internazionale Giuseppe Garibaldi” e frequenta pochi amici, fra cui Anna Seghers e Constancia de La Mora.
La notte del 5 gennaio 1942, dopo una cena da amici, Tina Modotti muore, colpita da infarto, sul taxi che la sta riportando a casa. Come dopo l’assassinio di Julio Antonio Mella, la stampa reazionaria cerca di strumentalizzare la sua morte inquadrandola in una trama politica e attribuendo responsabilità a Vittorio Vidali (che due mesi dopo si sposa con Isabel Carbajal, sua amante da circa un anno). L’episodio rimane tuttora poco chiaro (un sofisticato dipartimento della polizia segreta sovietica si occupava di esperimenti con veleni e droghe capaci di far apparire gli omicidi come morti naturali), ma è certo che lei soffrisse di insufficienza cardiaca.
Venne sepolta nel Pantheon de Dolores a Città del Messico. La sua tomba, decorata con un profilo dello scultore Leopoldo Mendez, reca i primi versi di una bellissima poesia di Pablo Neruda a lei dedicata.
FONTI
- https://www.circolomodotti.bz.it/biografia-di-tina-modotti/
- http://www.in-verso.it/tina-modotti/
- https://scaviscaligeri.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=45017&tt=museo
- https://www.impagine.it/cultura/tina-modotti-fotografia-e-rivoluzione/?print=pdf
- Tina Modotti – Retrospettiva – Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona – 29 novembre 2014 – 8 marzo 2015.
- Pino Cacucci – Tina (Feltrinelli editore)